Io e la CHIVA

L'esperienza personale nell'approccio alla CHIVA

flebologo esperienza
Questa è una storia, una storia in cui vi racconterò la parte più importante della mia vita professionale.
Io credo che nella vita molte scelte siano legate al caso.
Non so perché quando nel 1988 incontrai per la prima volta Claude (Claude Franceschi, inventore della cura CHIVA - fig 3) e ascoltai la sua relazione senza aver capito una sola parola delle cose che diceva pensai che quell’uomo, vestito sportivamente e non in giacca e cravatta come i grandi professori, stava dando una interpretazione nuova e molto convincente della circolazione nelle vene delle gambe.
Così, senza aver capito nulla e senza parlare una sola parola di Francese, andai a Parigi nel suo studio a vederlo lavorare.
Non fu facile all’inizio, c’erano giovani come me da tutta Europa e lui incurante degli “ studenti" macinava esami su esami a una velocità incredibile.
Mi sembrava anche poco disponibile a insegnare, c’era poco dialogo.
Ma la curiosità di capire era troppo forte, e via via che riuscivo a carpire qualcosa l’interesse aumentava.
Ci sono tornato in 3 anni 52 volte.
[fig 3 ] Claude Francescì nel 1988 ,Parigi Francia.
franceschi inventore chiva
Claude si è rivelato una persona meravigliosa, è diventato il mio maestro ed anche il mio mentore.
Dal 1991 ho cominciato a parlare in Italia di quello che stavo apprendendo a Parigi.
All’inizio nei congressi venivo ascoltato con disinteresse.
Poi è arrivata la fase che le discussioni venivano interrotte per mancanza di tempo, soprattutto quando si parlava di come funziona la circolazione, evidenziando aspetti che si scontravano con le soluzioni terapeutiche allora, come ora, in voga, e cioè con la distruzione della safena e a cui i distruttori non avevano niente da contrapporre.
Nel 1991 e nel 1992 andai a trovare anche il Dr.
Marc Bailly, che aveva descritto il “segno dell’occhio safenico" cioè il fatto che la safena è sottofasciale. Il segno dell’occhio safenico è entrato nella comunità scientifica internazionale nel 2005, cioè 14 anni dopo che Marc ne aveva parlato per primo.
Chi lo ha descritto nel 2005 si è preso tutti i meriti ed ha dimenticato che qualcuno lo aveva già scoperto 14 anni prima ed un gruppettino di seguaci, fra cui io, ne parlava sistematicamente nei congressi.
Nel 2000 con Il Maestro e altri due colleghi abbiamo dato vita ad un corso di insegnamento all’Università di Perugia.
Oggi tutti conoscono la CHIVA, nessuno può più metterne i discussione i principi ed i risultati, ma la maggior parte degli interventi sono ancora demolitivi e la CHIVA rappresenta circa l’1% dei trattamenti delle varici, un po poco per essere l’intervento che da i risultati migliori.
Il motivo è la difficoltà di attuazione, difficoltà non legata alla tecnica dell’intervento o all’uso di apparecchiature sofisticate, ma alla necessità di pensare in un altro modo ed evolvere le proprie conoscenze di emodinamica.
La mia attività di divulgazione nei congressi continua, quando smetterò allora veramente sarò invecchiato.
[ fig.2 ] Rappresentazione scherzosa dell'immagine ecografica dell'occhio safenico (l'occhio sostituiscee la safena)
occhio della safena
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